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DOCUMENTI DI TESI SUL MARE

LE FORMAZIONI CORALLINE ATTUALI

di Alessandro Riva

Tesi presentata all'esame di stato di maturità scientifica 2006/2007, presso l.s.s. Vittorio Veneto

La geografia delle formazioni madreporiche indica come la loro crescita avvenga, con rare eccezioni, all’interno della fascia compresa tra le linee dei tropici; in quest’area la loro diffusione tuttavia non è uniforme in quanto risulta limitata a quelle zone dove la temperatura media dell’acqua nei mesi invernali non è inferiore a 20°. Fra gli elementi reputati essenziali per la crescita dei coralli la temperatura dell’acqua si dimostra quello predominante, ma questo non impedisce che, sia a Nord sia a Sud dei 30° di latitudine,considerati i limiti teorici, si possano trovare dei reef. Il fatto che i coralli superino con maggiore frequenza verso nord che verso sud, i confini teorico loro assegnati, dipende dal fatto che in genere si registrano temperature più elevate nell’emisfero boreale che nell’emisfero australe. Questa particolarità deve essere ricollegata al maggiore contatto che i tre oceani hanno verso sud sia fra loro attraverso il cosiddetto Oceano Australe , sia con le regioni antartiche, subendo quindi gli influssi di acque e correnti molto fredde. A loro volta, le correnti risentono dell’effetto Coriolis, dovuto alla rotazione della Terra, che le devia in senso orario nell’emisfero boreale e in senso antiorario nell’emisfero australe.
Un chiaro esempio degli effetti di questo complesso meccanismo è rappresentato dalla circolazione delle correnti nelle aree tropicali dell’atlantico, dove le acque calde superficiali sono dirette verso le coste occidentali, più ricche di coralli, e allontanati da quelle orientali dell’Africa, dove, nonostante la favorevole latitudine, le formazioni coralline sono praticamente assenti.
La salinità, cioè la quantità di sali disciolti in un litro di acqua di mare, costituisce un secondo fattore capace di limitare la distribuzione dei coralli. Questi organismi, infatti, necessitano di acque con concentrazioni saline piuttosto stabili (34-37%, cioè 34-37 grammi di sali ogni milligrammi di acqua) e in genere risentono negativamente di valori inferiori. Al contrario, salinità elevate, come quelle che si possono registrare nel Mar Rosso sono meglio tollerate dai coralli. L’ultimo fra i fattori che incidono sulla crescita delle barriere è costituito dalla luce, a causa della stretta dipendenza che esiste fra essa e le zooxantelle, alghe che forniscono nutrimento ai coralli e favoriscono la sintesi del calcare. In quanto vegetali, le zooxantelle dipendono necessariamente dalla luce per lo svolgimento della fotosintesi clorofilliana e questo limita la profondità a cui esse possono vivere e, conseguentemente, anche quella dei coralli. Accanto a questi principali parametri ne esistono altri, minori ma no trascurabili: uno di essi è costituito dalle maree. I coralli infatti, non riescono a tollerare lunghi periodi di emersione. Anche la direzione e la forza dei venti e l’intensità del moto ondoso ad essi collegato influenzano la crescita dei reef.


LA STRUTTURA DEI CORALLI

I coralli condividono la medesima struttura di base, e cioè sono caratterizzati da una vasta cavità corporea e dalla simmetria raggiale e la loro unità fondamentale è il polipo le cui dimensioni variano da pochi millimetri fino sino a un centimetro circa e sono caratterizzati da una forma che può essere cilindrica oppure appiattita. I polipi appaiono costituiti da un doppio strato di tessuto: uno esterno (ectoderma) e uno interno (endoderma), fra i quali si interpone uno strato gelatinoso (mesoglea). Ogni polipo comunica con l’esterno mediante una fessura che immette in un corto tubo (faringe) che si apre nella cavità gastrovascolre. La struttura di un corallite comprende tre parti principali: la base, la parete o teca e la cavità o calice, delimitata dalla teca e destinata a proteggere il polipo. Man mano che la colonia si accresce i corallini lasciano dietro di sé spesse secrezioni orizzontali, dette dissepimenti. E’ questo il meccanismo che porta alla crescita verticale delle barriere coralline. Un maggiore idrodinamismo dell’acqua favorisce lo sviluppo di colonie robuste, mentre acque calme consentiranno l’insediamento di madrepore più sottili e delicate. Ciò spiega il motivo per cui le parti meno esposte di un reef appaiono mediamente più ricche quanto a varietà di forme e specie, delle zone maggiormente esposte alle onde o alle correnti. Un’ altra caratteristica dei coralli, alla quali essi devono il loro aspetto “fiorito”, è il possesso di tentacoli. Questi si possono considerare come espansioni del polipo che circondano la bocca e sono retrattili all’interno del calice sia a seguito di stimoli esterni, sia di ritmi endogeni (per esempio l’alternanza del giorno e della notte) e hanno funzione difensiva, oltre ad essere indispensabili nella cattura del cibo.


LA RIPRODUZIONE DEI CORALLI

Su scala temporale la riproduzione dei coralli può avvenire mensilmente, stagionalmente o annualmente, e i processi di riproduzione delle gonadi sono influenzati da fattori climatici e astronomici. L’ accrescimento delle gonadi infatti è ento durante i mesi invernali, ma accelera in primavera quando le acque circostanti si riscaldano rapidamente. Un mese prima della loro emissione le uova cominciano a farsi più evidenti e acquistano una colorazione più vivace e diventano visibili per trasparenza: questo indica l’approssimarsi della riproduzione, che avviene soprattutto di notte.


LA NASCITA DI UNA BARRIERA

Al termine della fase di vita larvale la planula (larva) dei coralli si fissa sul substrato e la parte inferiore della larva comincia a secernere immediatamente del calcare, la cui produzione risulta influenzata dalla temperatura. L’ apposizione ordinata e regolare dei cristalli di aragonite conduce alla formazione del primo corallite, la cui vita dura circa una settimana, dopo la quale comincia a notarsi un ingrossamento che produce una piccola gemma: questo processo rappresenta il processo con cui si forma una colonia di madrepore, che si ripete con ritmo crescente e genera una colonia composta da migliaia di polipi tutti discendenti dal primo corallite, con densità che possono variare da alcuni polipi a svariate decine per centimetro quadrato. Altre larve uguali o di altre specie possono insediarsi a lato o nelle vicinanze e crescere con il medesimo meccanismo formano in migliaia di anni una barriera.


PREZIOSE E INDISPENSABILI: LE ZOOXANTELLE

La colorazione verde-bluastra che caratterizza la maggior parte dei polipi è da attribuire alla presenza delle zooxantelle, alghe unicellulari che vivono all’interno delle cellule dell’endoderma del corallo. Le zooxantelle forniscono al polipo energia sottoforma di prodotti ottenuti per fotosintesi fra cui zuccheri, amminoacidi e glicerolo, arricchiscono l’ambiente circostante di ossigeno e rimuovono composti sostanzialmente tossici come l’anidride carbonica, abbassando l’acidità dell’ambiente circostante e favorendo quindi la formazione dello scheletro corallino. La crescita veloce dei coralli è dunque merito di queste alghe che essi ospitano all’interno dei loro tessuti. Se i coralli vengono privati delle zooxantelle la formazione dello scheletro si riduce sin quasi ad annullarsi e ciò costituisce una delle peggiori minacce alla sopravvivenza di questi organismi. A loro volta i coralli non solo offrono alle alghe un ambiente sicuro dai predatori, ma essi proteggono le zooxantelle dall’azione dei raggi ultravioletti che potrebbero distruggerle secernendo particolari sostanze che i comportano da filtro nei confronti delle radiazioni nocive. L’ampia distribuzione delle formazioni coralline,la loro evoluzione e le differenze tra esse esistenti consentono di suddividere queste costruzioni biologiche,a tre differenti categorie: barriere di frangenti, barriere di piattaforma e atolli.


LE BARRIERE DI FRANGENTI

La maggior parte dei reef corallini costieri (Mar Rosso,Africa Orientale,Caraibi) appartiene a questa categoria. Essi appaiono come una cintura di coralli paralleli alla costa e caratterizzati da un reef interno e da un reef esterno in direzione del mare aperto. La parte in crescita attiva è rivolta verso il mare aperto, dove le condizioni ambientali (luminosità, ossigenazione, concentrazione di nutrimento) sono più favorevoli allo sviluppo dei coralli. Un reef di frangente è suddiviso in varie zone: fra la barriera e la costa si forma una laguna composta da detriti e coralli morti. Qui si sviluppano soprattutto alghe o fanerogame (piante superiori adattate alla vita acquatica); ai margini, l’azione delle onde e delle correnti incide il profilo interno della barriera creando mini atolli o pinnacoli di madrepore che, se erose possono offrire rifugio ai pesci. Inoltre sono frequenti le alghe coralline,capaci di crescere su rami e colonie spezzate di madrepore. Proseguendo verso l’esterno la barriera diventa sempre più compatta in corrispondenza della fascia definibile come fronte interno. Qui la ricchezza delle forme viventi aumenta progressivamente grazie all’influenza delle onde, che apportano nutrimento e ossigeno e asportano i detriti.Al fronte interno fa seguito una zona piatta,quasi una piattaforma,dove le condizioni di vita possono rivelarsi difficili, poiché qui l’azione delle maree e delle onde è piuttosto violenta. L’idrodinamismo delle acque,a sua volta, crea corridoi,tunnel e depressioni simili a crateri o alle cosiddette marmitte dei giganti che unendosi possono formare una complessa rete di corridoi e labirinti: è questa la parte più ricca del reef ed ha pendenza variabile.


LE BARRIERE DI PIATTAFORMA

Si tratta di formazioni coralline che decorrono anch’esse parallele alla costa ma il cui sviluppo è notevolmente superiore a quello delle barriere di frangenti, come è testimoniato dalla Grande Barriera Corallina, l’esempio più conosciuto. Queste formazioni sono uno stadio di sviluppo avanzato rispetto alle barriere di frangenti. Le barriere di piattaforma hanno origine lungo il margine delle piattaforme continentali, ovunque queste si spingano o siano spinte ad una distanza tale dalla superficie da permettere la crescita dei coralli. Ciò consente alle barriere di proliferare in ogni direzione e di assumere aspetto di piattaforme sia estese ed allungate, o di essere composte da più barriere minori, ma con andamento parzialmente parallelo fra loro. Anche le barriere di piattaforma, come quelle di frangenti, possono venire suddivise in sezioni, a iniziare dalla laguna. Questa, in genere, si forma lungo il lato che fronteggia la terra ferma o un’isola e può essere profonda decine di metri e larga centinaia. Il lato interno protetto dal moto ondoso permette un’intensa crescita di coralli. Il tipo di fondale, a seconda delle condizioni locali che hanno consentito l’iniziale sviluppo della barriera, può apparire come un bassofondo a pendio regolare dove la sabbia si alterna a coralli che formano tanto banchi estesi, quanto pinnacoli verticali. Nei punti dove le correnti si fanno più intense il pendio può essere più accentuato e accidentato, con formazione di grotte, piccoli canyon e terrazze che, comunque, preludono sempre a distese di sabbia. Da qui, in direzione del moto ondoso prevalente, ha inizio un’area simile ad una piattaforma che può estendersi anche per centinaia di metri. Al margine esterno, una cresta molto frastagliata per il frangersi delle onde, segna l’inizio della parete corallina vera e propria, il cui profilo varia da zona a zona.


GLI ATOLLI

Un atollo è una formazione corallina che delimita una laguna circolare centrale le cui dimensioni possono variare da pochi chilometri sino a cento ed oltre. Tali costruzioni sorgono solitamente in acque oceaniche in corrispondenza di isole vulcaniche sommerse. Fra i primi a studiare la formazione degli atolli vi fu Charles Darwin, la cui teoria è quella più ampiamente accettata. La spiegazione data dal grande studioso propone che all’origine di un atollo vi sia stata una serie di barriere di frangenti sorte sui bassi fondali rocciosi circostanti un’isola vulcanica emersa. Il progressivo abbassamento del substrato in seguito a fenomeni di subsidenza avrebbe permesso le formazioni coralline di aumentare di spessore e di evolvere in una barriere continua che dopo la completa sommersione dell’isola avrebbe finito per circondare la laguna. Recenti indagini oceanografiche condotte nel nord del Pacifico, hanno dimostrato l’esistenza di un confine ideale denominato Darwin Point oltre il quale si rinvengono soltanto coni vulcanici sommersi, detti guyot, che sono sormontati da atolli dalla superficie appiattita. Per effetto dei movimenti tettonici della placca del Pacifico, isole vulcaniche ed atolli sono trasportati verso nord ovest mentre sprofondano progressivamente. La presenza di formazioni coralline appiattite sulla cima dei guyot a sua volta deve essere messa in relazione con il graduale rallentamento nella produzione di calcare dei coralli, dovuto alla diminuzione della temperatura. Spesso alla laguna centrale si accompagna una laguna esterna che confina con la barriera di sottovento. La barriera più o meno continua che circonda la laguna assume, invece, aspetti differenti a seconda dell’esposizione ai venti: il lato dove questi spirano con maggiore intensità appare generalmente più elevato e può dare origine, per accumulo di sabbia corallina e detriti, a isole in grado di ospitare una buona copertura vegetale e dove è impossibile trovare traccia di acqua dolce. In realtà questa esiste, ma è limitata ad una falda freatica profonda, dove penetra in occasione delle piogge e da cui risale in superficie per capillarità.



HUMAN DISTURBANCES TO CORAL REEFS

The current world population is estimated at 5.3 billion, of whom 3 billion lives in coastal areas. Much of this population is in tropical countries with fringing and offshore coral reefs, and by the year 2055 it is set to more than double. Such population pressure bring additional stresses to coral reefs.


EUTROPHICATION

Eutrophication is a process whereby water bodies, such as oceans receive excess nutrients that stimulate excessive plant growth and its effects upon coral reefs is perceived as an increasingly problem, with claims of damage to coral reef ecosystem by sewage and agricultural runoff. Effects of eutropihcation were described as causing substantial changes in community structure on the reefs. Such changes included coral species diversity and high abundances of filamentous algae at polluted sites, a reduction in skeletal growth and a reduction of reproductive effort in the corals species.


SEDIMENTATION

Sedimentation is one of the most ubiquitous human disturbances on coral reefs. It is also a disturbance that has regularly affected coral reefs in recent years, particularly in developing countries, as a result of dredging, land erosion and coastal engineering projects. Sediments may smother reef organisms and reduce light available for photosynthesis, but there appears to be no reliable way in which the effects of sedimentation can accurately be predicted for any reef site. The reef response to sedimentation will also very much depend on the reef setting, the hydrographic regime, the nature of the sediment, and the severity of its loading. For example, in the mid – 1980s another form of sediment stress on coral reefs caused concern. The potential problem was drilling fluids used to lubricate drill bits in the oil exploration industry. Experiment were carried out in the laboratory to evaluate effects of the drillings fluids on corals. In many of the experiments, a drilling fluid concentration of 100 ppm was required to produce a harmful effect. Such concentrations, however, would rarely be encountered in the field, a fact that highlights the difficulties of extrapolating the effects of such pollutants from laboratory studies to the real world.


OIL POLLUTION

Early observations on the effects of oil on coral reefs suggested that oil had little damaging effect on corals unless it comes into direct contact with coral surfaces. Often it is impossible to make comparisons between studies because of the number of variables involved – these would include the type and volume of oil spilled, the shelter or exposure of the site and water movement in the area or the nature of the reefs sites affected. Number of coral cover, and species diversity decreased substantially with increased amounts of oiling. Frequency and size of recent injuries on massive corals increased with level of oiling while growth of massive species was less at oiled reefs in the years of the oil spin than during the previous years. Estimated minimum times for recovery of the reef sites is 10-20 years on the assumption that no other events would further depress coral population.


CORAL MINING

Coral mining activities have caused extensive degradation of reefs in many countries; corals in fact have traditionally been used as building materials for example in some Indian Ocean’s islands such as the Maldives, where no rock or stone is available, and corals are removed by hand from the shallow reeftops (2-3 m depth) in lagoonal settings for use in the construction industry. Favored corals include also slow-growing species. A rapidly growing population together with the massive expansion of the tourism industry , resulted in great demand for construction material; the effects in the coral and fish communities have been profound, resulting in significant declines in coral cover, diversity and associated fish assemblage. Another cause of concern is the need to conserve reefs habitats on the outer edges of the atoll. Here the shallow reefs have an important protective role against the erosive forces of storm waves and potentially higher sea levels. Often as the supply of corals on shallow reeftops in the lagoon is exhausted, coral miners turn to shallow reef areas in the outer sides of the atoll to satisfy construction demands, a development that will only increase island vulnerability to storm influences.


HUMAN VERSUS NATURAL INFLUENCES ON CORAL REEFS

As the database of disturbances on coral reefs has built up over the last decade, scientists have tended to categorized disturbances as either human or natural. Although the causes of disturbances may fall into these two broad categories, often the reef responses are very similar. Some have described natural disturbances such as storms, mass bleachings as acute stresses, whereas human disturbances such as eutrophication and regular sedimentation have been considered as chronic influences.


PREDICTION OF RESPONSES OF REEFS TO CLIMATE CHANGE

The key factors that might be expected to affect coral reefs during a period of climate change are sea–level rise, increasing seawater temperature, increases in ultraviolet radiation, and possibly a strengthening of currents and storm activity.


SEA-LEVEL RISE

An average rate of global sea-level rise of about 6 cm per decade over the next century has been predicted. Sea-level rise will affect reef communities more profoundly than others. Reef flats constrained by present sea levels in protected waters might be expected to show increased diversity and productivity with progressively higher sea levels. However, in the short term (over the next decade), such changes will probably be swamped by natural variations in mean sea level.


EFFECTS OF INCREASED SEAWATER TEMPERATURE INCREASE

It has been argued that the potential effects of future temperature increases will depend on the scale of such changes. An increase in sea-surface temperature and its variability could produce an increasing frequency of bleaching, resulting in sublethal responses that might include reduced growth or reproductive potential of corals and increased partial mortality. Alternatively, more extreme temperature stress could lead changes in reef diversity and community structure, even if the extent of the ability of reefs corals and their zooxanthellae to genetically adapt to higher temperature are not known.


ULTRA VIOLET RADIATION

An increase in ultraviolet radiation would not be expected as a result of climate change, but the destruction of the stratospheric ozone layer by chlorofluorocarbons should be significant, then an elevation in ultraviolet (UVB) radiation levels could also act as an additional stress on coral reefs. In addition, negative influences that might accompany climate change, such as increased storms and changes in precipitations, all highlight the potential extra pressures on coral reefs in the next 40 years. Given the possible rapid decline in reef health that may result from synergistic interaction of such factors, it becomes apparent that much work needs to be done to minimize human influence to coral reefs worldwide.




ESPERIMENTI DI VITA SUBACQUEA


SCELTA DEL SITO SUBACQUEO

 La prima ricognizione nelle acque sudanesi venne effettuata da Albert Falco, primo assi-stente di Cousteau che, nel dicembre del 1951, navigò per circa un mese nelle imper-vie acque sudanesi alla ricerca di un sito con le caratteristiche necessarie per poter im-piantare la stazione, dove ci fosse la possibi-lità di costruire una base galleggiante con un buon ancoraggio per il Rosaldo ad una di-stanza non eccessiva dal porto di Port Sudan dove la Calypso avrebbe fatto base per rifor-nire di approvvigionamenti la base del Con-shelf 2. Era necessario individuare un sito con un fondale particolarmente ampio posto a non più di 10 metri di profondità sul quale posi-zionare il villaggio e poi era indispensabile un secondo terrazzo posto a circa 30 metri per la seconda casa sottomarina. Dopo avere battuto in lungo e in largo tutta la zona antistante Port Sudan, Falco indivi-duò il reef di Sha'ab Rumi che rispondeva a tutte le caratteristiche topografiche richieste dal comandante. L'installazione del villaggio creò non pochi problemi alla troupe in quanto il pianoro sul quale sarebbe stato posizionato il Conshelf 2 in realtà non era assolutamente piatto ma leg-germente in discesa verso il largo. Il terrazzo venne spianato prima a mano e poi grazie ad un aratro trascinato dalla Calypso. Tutte le strutture erano perfettamente sta-gne e quindi galleggianti, per poterle fissare sul fondo vennero zavorrate con diverse ton-nellate di piombo. Il Rosaldo sarebbe stato utilizzato come base logistica fissa per tutto il periodo dell'e-sperimento mentre la Calypso veniva utiliz-zata per i rifornimenti da Port Sudan a sha'ab Rumi.


POSIZIONAMENTO DELLE COSTRUZIONI SOTT’ACQUA

Il posizionamento dei diversi prefabbricati sul fondale ha richie-sto uno sforzo impre-visto da parte di tut-to lo staff. Un lavoro che ha richiesto giorni e notti di lavoro con il rischio che se i pani di piombo utilizzati per an-corare non fossero stati sufficienti, alla prima mareggiata le costruzioni sarebbero rotolate sul fondo. Lo sforzo maggiore è stato il posizionamen-to della Starfish House “stella marina, in quanto le zavorre che venivano calate attra-verso il tetto non era-no mai sufficienti. Furono necessari 4.790 pani di piombo da 50 chili l’uno trasportati più volte dai sommoz-zatori perché la casa affondasse. L’hangar del disco invece è stato calato troppo bruscamente andando ad urtare con una tale forza sul fondo che i bulloni dei piedi telescopici sono finiti alla fiamma e l’hangar è crollato. E’ stato necessario riportarlo a galla, svuo-tarlo dei pesi, circa venti o trenta tonnellate di piombi, sostituire i bulloni dei piedi tele-scopici, il tutto tenendo l’hangar a galla per mezzo di zavorre e ripetere l’operazione. La stazione profonda, che doveva essere posizionata a 25 metri di profondità era stata fissata all’argano della Calypso per essere calata sul fondale. Nella notte la corrente è aumentata sensibilmente e la casa ancora in superficie ha cominciato a ruotare su se stessa riducendone la galleggiabilità. La casa è colata a picco rompendo l’ormeggio ed è stata rinvenuta dai sommozzatori a 45 metri di profondità. Agganciata con paranchi venne gonfiata d’aria e issata fino alla sua ubi-cazione. Tutta l'operazione d'in-stallazione del Conshelf Two è durata un mese du-rante il quale molti uomini della troupe sono svenuti per la stanchezza e diversi incidenti sono occorsi nel corso delle operazioni. Il primo ad entrare nel villaggio fu Dumas che trascorse la prima notte da solo per testarne l'abitabilità, venne seguito dal resto degli oceonauti: il professor Vaissière, Wesley, Falco, Vannoni e Guilbert. Durante la permanenza sul fondo gli oce-onauti sono sempre stati tenuti sotto control-lo da un medico e un fisiologo, dopo tre set-timane risultava tutto normale, anche il morale era alto nonostante i diversi impre-visti occorsi quasi quotidianamente. Anche Canoè e Portelatine, i due abitanti della casa piccola sopportarono molto bene la prova di permanenza a - 25 metri. La miscela gassosa che respiravano composta da ossigeno e elio, rendeva la loro voce stranamente flautata. Il 23 luglio l'operazione Conschelf Two o Precontinente 2, poteva considerarsi definiti-vamente conclusa, quello stesso giorno il comandante Cousteau diede ordine di comin-ciare lo smontaggio e il trasloco di gran parte del materiale. Oggi di tutta quella maestosa operazione all’entrata della passe di Sha’ab Rumi, sono rimasti sott'acqua: il garage per il disco, l'Hangar per il deposito degli attrezzi e l'acquario. Lungo la parete sottostante sono state lasciate due gabbie antisqualo e vari pezzi utilizzati nel corso della permanenza sul fondo. Una gabbia antisqualo si trova ora appoggiata sul pianoro sud di sha'ab Rumi. Nel corso di quella memorabile impresa venne girato il film "Il mondo senza sole", vincitore di un Oscar cinematografico.


IL VILLAGGIO SOMMERSO

La spedizione Conshelf Two o Precontinente II, si concretizzerà nel giugno 1963. A Nizza e Monaco vennero prefabbricati gli edifici subacquei d’acciaio destinati al villag-gio sommerso: il garage per il disco, il “riccio di mare”, una sorta di stazione di servizio nella quale il disco d'immersione potrà parcheggiare e fare il pieno, la grande casa chiamata “stella di mare” nella quale gli oceonauti avrebbero abitato per un mese intero, l'Hangar per il deposito degli attrezzi e la piccola casa o "stazione profonda" all'interno della quale due di loro vissero per una settimana immersi a 25 metri di profon-dità respirando una miscela composta da elio, azoto e ossigeno, mentre tutte le altre costruzioni vennero posate a 10 metri di profondità. Inoltre erano state costruiti recinti denominati acquario nei quali vengono racchiusi i diversi tipi di pesci destinati poi all'acquario di Monaco e poi le gabbie antisqualo.

La Starfish House, l'hangar e la cabina di profondità appoggiavano sul fondo grazie a gambe telescopiche fissate sul fondale e per garantire maggiore sicurezza, vennero trasportati sul fondo oltre 200 tonnellate di piombo che servirono a fissare il villaggio.
Le quattro strutture pre-fabbricate in acciaio vennero trasportate in Sudan a bordo della nave italiana Rosaldo, tutti i pezzi vennero successi-vamente assemblati nel porto di Port Sudan con l'aiuto di operai del luogo e partiti il 13 maggio da Port Sudan, raggiunsero la laguna di sha’ab Rumi il giorno successivo. Il Rosaldo ebbe non poche difficoltà ad attraversare la stretta passe per accedere all’interno della laguna per via di una forte corrente che si incanalava all'interno del passaggio.

Una volta entrata in laguna, la nave venne ormeggiata all'interno con la poppa rivolta allo scoglio. Successivamente venne impiantata una lunga passerella di ferro che superando la murata del reef, collegava la nave al punto dove era stato impiantato il villaggio. La prima unità ven-ne posizionata a 10 metri di profondità e battezzata Starfish House “stella mari-na, in quanto la struttura compren-deva un corpo cen-trale dal quale si allungavano quattro braccia di forma cilindrica. Per alimentare di aria compressa ed energia elettrica l'interno del villaggio, venne ancorata alle vicinanze il Rosaldo, dotata di grossi compressori e gruppi elettrogeni.
La temperatura all'interno era di 27° centi-gradi costanti e un tasso d'umidità dell'85%. Il 15 giugno i cinque sommozzatori che prendevano parte all’esperimento scesero in acqua dopo l’ultimo saluto ai compagni. Lo Starfish House era l'abitazione all'interno della quale vissero gli oceonauti per tutta la durata dell'esperimento. Composta da un settore centrale e quattro bracci dove si trovava tutto il necessario per operare in modo assolutamente indipendente. La parte centrale della stella com-prendeva invece un salone pentagonale dove si trovava l'enorme console elettrica simile a quelle utilizzate nei centri di aeronautica. Altri due bracci della stella erano adibiti a stanze da notte. In un braccio si trovavano i bagni, le docce e l'accesso al mare attra-verso una botola che una volta aperta conduceva direttamente in acqua. Nel quarto braccio si trovavano la cucina, il laboratorio e la camera oscura.


PIANO IMMERSIONE

Lo storico Precontinente II era stato installato poche decine di metri fuori dalla passe di sha'ab Rumi in direzione sud. Normalmente lo si raggiunge in gommone dall'ormeggio della barca all'ancora all'interno della laguna. I resti del villaggio sono visibili anche dalla superficie dell'acqua dove spiccherà il garage che una volta serviva per rifornire il disco.

ESPERIMENTI CONSHELF

Conshelf One - settembre 1962 - un cilindro d'acciaio di 5,18 metri x 2,44 metri di larghezza viene immerso a 10,5 metri di profondità al largo di Marsiglia con due persone che vi rimangono una settimana. Scenderanno per esplorazioni fino a 26 metri.
Conshelf Two - giugno 1963 - La Strafish House viene calata in Mar Rosso a 11 metri di profondità con 5 persone che vivranno al su interno per un mese. La stazione profonda verrà calata a 27 metri con due persone che la occuperanno per una settimana. Scenderanno per esplorazioni fino a 30 metri.
Conshelf Three - agosto 1964 - Una sfera abitabile fissata su una intelaiatura ad assicurare galleggiabilità e la sistemazione sul fondo fuori da Villefranche in Francia. Cinque uomini vissero al suo interno per due settimane andando a fare esplorazioni fino a 85 metri di profondità.


COMPONENTI DELLA SPEDIZIONE

Il direttore della stazione sottomarina era il prof. Raymond Vaissière, responsabile della divisione di biologia del museo Oceano-grafico di Monaco.
Claude Wesley era il responsabile delle immersioni ed era chiamato "l'ancien" l'anziano in quanto aveva già partecipato alla prima spedizione del Conshelf One, Andrè Falco, 33 anni e il quarto uomo era Pierre Vannoni, 31 anni
Il quinto uomo era Pierre Guilbert "Pierrot", 43 anni, lo chef di bordo, mentre il comandante Cousteau e sua moglie Simon erano visitatori occasionali del villaggio dato che facevano base a bordo della Calypso.